Inglobe, plaster sculpture, ivy, wood, 45x20cm. 2017.

Inglobe

Inglobe

IT

La serie di lavori Inglobe nasce da una ricerca visiva in cui elementi naturali e oggetti prodotti dalla presenza umana si fondono in una ipotetica rivincita da parte della forza della natura.

Si tratta di creare dei veri e propri set, dove rami, piante, cespugli, fogliame di ogni genere, in particolare quelli forti e geneticamente più resistenti, si impossessano di ogni presenza che casualmente giace in quello stesso punto, creando una specie di avvolgimento, di abbraccio perenne fino quasi a far scomparire l’oggetto estraneo.
…nasce l’esigenza di individuare dei luoghi che abbiano naturalmente degli stati di vita selvaggia, che anche nel cemento o in situazioni anguste e improbabili, riescono a produrre vita, a crescere in dimensioni e a diramarsi in ogni direzione.
Potrebbero essere spazi urbani, situati in angoli che ogni giorno presenziano i nostri percorsi frettolosi e distratti, che risultano invisibili al nostro passaggio, ma che sono là, immobili, in tutta la loro straordinaria vitalità.
Angoli in continua metamorfosi.

 

EN

The Inglobe series of works was born from a visual research in which natural elements and objects produced by the human presence come together in a hypothetical revenge by the force of nature.

It is about creating real sets, where branches, plants, bushes, foliage of all kinds, in particular the strong and genetically more resistant ones, take possession of every presence that accidentally lies in that same point, creating a kind of winding, of perennial embrace until the foreign object almost disappears.
…The need arises in me to identify places that naturally have states of wild life, which even in concrete or in cramped and unlikely situations, are able to produce life, grow in size and branch out in every direction.
They could be urban spaces, located in corners that every day present our hasty and distracted paths, which are invisible to our passage, but which are there, motionless, in all their extraordinary vitality.
Corners in continuous metamorphosis.

Neonature, print on paper mounted on wood and floating support, 20x20cm, 2004.

Neonature

Neonature

IT

Il progetto “Neonature” è un percorso di lavori che contemplano un accostamento tra elemento visivo e natura vera e propria, intesa come acqua, come habitat, come terra, cioè tutti quei processi che appartengono al moto continuo della vita.

…ho realizzato fotografie, video e installazioni ambientali con un approccio riflessivo e suggestivo sul tema della salvaguardia del nostro Habitat, e delle possibili soluzioni che via via si potrebbero presentare.
A volte avviene che la forza vitale della natura prenda il sopravvento, avvolgendo tutto quello che giace sui suoi passi.
In un epoca storica in cui l’uomo ha maltrattato il proprio luogo protettivo, la propria casa, in ogni direzione, sfruttando fino all’ultima goccia, ogni risorsa possibile, mi è sembrato naturale essere dall’altra parte, dalla parte della natura.

Le Neonature mettono in scena soggetti de-territorializzati, e, attraverso un lavoro sull’identità di personaggi autobiografici e non, indaga sulle verità nascoste in ognuno di noi.
Il ritratto è rivelatore e l’autoritratto è una confessione che rimanda ai concetti di lontananza e di memoria. In questo ciclo di lavori, abbandono al proprio destino dei volti che fluttuano galleggianti sull’acqua o tra rami e foglie, andando verso la deriva della memoria.
Il rapporto con la natura è sempre stato importante nell’espressione artistica, e nella storia dell’arte, e oggi più che mai, i concetti di sostenibilità, ecologia, salvaguardia del pianeta ci chiedono di più:
Gli artisti sono sentinelle dell’ambiente, guardiani della terra.

Prendendo spunto dalle riflessioni dello scrittore Amitav Ghosh, mi sono sentita coinvolta quando afferma che gli artisti hanno il dovere di vigilare e di tutelare il patrimonio ambientale.
L’arte la musica, la letteratura, il cinema, dovrebbero farsi veicolo di espressione e comunicazione urgente per il deterioramento del nostro habitat.
I temi che appartengono alla produzione artistica devono incrociare questa tematica, facendosene carico, per sensibilizzare al massimo l’opinione pubblica che rimane spesso sopita e passiva di fronte a questi argomenti.
Il processo creativo può seguire diverse sequenze, dal disegno alla scultura, dalla fotografia all’elaborazione digitale, dalla parola alla forma, l’importante è essere dentro il problema, e darne dimensione divulgativa.

VolversinVolver,installazionegalleggiante,vedutaparziale,stampasuPvc-cm200x300cad,CastelloForteaMare-BRINDISI.2010

Volver sin Volver

Volver sin Volver

IT

L’installazione “Volver sin Volver” nasce da un sentimento.
L’elemento – l’acqua, nella sua versione olistica, il mare, diventa luogo di transito, dove negli ultimi anni sono sprofondate milioni di speranze.
La mia storia, lasciando la mia terra nella mia infanzia, è riemersa nella tragedia di milioni di vite perse nei nostri mari in questi ultimi decenni.

“Volver sin Volver” è un tentativo – attraverso volti ingenui, volti tristi e volti pieni di speranza – di visualizzare il sentimento del viaggio, del coraggio e del non ritorno.
GdG

 

EN

The installation “Volver sin Volver” springs from a sentiment.
The element – water, in its holistic version, the sea, becomes a place of transit, where millions of hopes have sunk in the most recent years.
My own story, leaving my land in my childhood, has re- emerged in the tragedy of millions of lost lives in our seas in these recent decades.

“Volver sin Volver” is an attempt – through naive faces, sad faces and faces full of hope – at visualising the sentiment of travel, of courage and of no return.
GdG

Guillermina De Gennaro, Dimore per api, paper, iron, sand, variable dimensions, 2004.

Dimore

Dimore

IT

SEGRETE DIMORE  (1992-1999)

Ho iniziato il lavoro delle dimore negli anni 90 dopo aver seguito un corso universitario di filosofia morale intitolato “il viaggio e la dimora” (F. Semerari, Univ. Di Bari).
In particolare dopo aver letto il testo di Gaston Bachelard, la poetica dello spazio, si è aperto un mondo, enigmatico e poetico che mi ha tenuta in suspense fino ad oggi. Il segreto della dimora, intesa come costruzione di spazi per il corpo e per la mente è più di un argomento, è la vita stessa che si svela in diverse strutture, immagini e racconti.

Così, riflettendo sul nido dei volatili, sui tunnel sotterranei delle talpe, sui magici alveari delle api, manipolando materiali come carte di ogni specie, colle, sabbie, cere e luce, ho provato a ripercorrere il modus operandi di codeste strutture, costruendo probabili favi giganteschi, lunghissimi tunnel bianchi, piccoli nidi vuoti in attesa di essere colmati.
E analizzando di volta in volta, a seconda dell’animale preso in causa, comportamenti e abitudini che spingono questi esseri ad agire, a cercare, a trovare strategie di sopravvivenza.
Pensando poi agli altri animali, quegli che guardano oltre, talmente alti e belli da non poter evidentemente crearsi un involucro per il proprio essere, ho creduto che la propria pelle maculata e pezzata in un disegno a moduli, potesse essere lei stessa nido, cuccia, tana, dimora segreta per questi esseri adagiati stupendamente sulla terra, quasi inadatti qui e in cerca di una nuova forza di gravità.

Analogamente gli uccelli, in perenne viaggio verso climi adatti alla loro specie, sono gli esseri che dimorano (nidi) e viaggiano (voli migratori) contemporaneamente in tutta la loro esistenza, alla ricerca di nuovi habitat.

Anche noi esseri umani viviamo in una geografia che prima di tutto segna un territorio, e poi traccia il perimetro dove costruiamo la nostra casa, e decidiamo di proteggerci, creare e sviluppare il nostro esistere. Così la nostra casa natale è più di un alloggio, è il luogo del sogno, dove ogni strato, soffitta, camera, cantina, corridoio diventa rifugio della nostra solitudine, del nostro pensiero.

Ho costruito così dimore seriali di carta, ferro colle e luce, immerse o sommerse dall’acqua, nella loro forma primordiale, semplice e simbolica, quella che si disegna da bambini per rappresentarne la sagoma.

Attualmente sono ancora alla ricerca della mia dimora perduta, forse quella che ho lasciato da bambina nell’altro emisfero, che non abbandonai con lo sguardo fino a che divenne un puntino bianco perso nell’orizzonte sfuocato e che racchiude ancora in un pugno tutti i miei segreti.

GdG

 

Doble Adios, mixed technique on canvas, 60x150 cad.

Adios

Adiós